L’ultima puntata di The Handmaid’s Tale, serie tratta dal celebre romanzo di Margaret Atwood, si è aperta con un dono inaspettato per i suoi spettatori – e non solo: a fare da colonna sonora, Look What You Made Me Do (Taylor’s Version), reincisione del brano originale di Taylor Swift. L’impatto di questa scelta va oltre la scena: si tratta di un vero e proprio atto politico.

Ribellarsi contro il potere
The Handmaid’s Tale è una narrazione distopica che affronta temi come il potere, la repressione femminile e la resistenza. Inserire il brano di Swift, che si vuole riavvalere della sua proprietà artistica e identitaria, assume un valore ancora più grande dopo le parole dispregiative del presidente statunitense Donald Trump nei confronti dell’artista. L’unione di questa canzone alle scene di The Handmaid’s Tale rappresenta il rifiuto della sottomissione, la ribellione, la forza di dire no in un mondo a suo modo distopico in cui viviamo ogni giorno: tutto sembra lì proprio per farci riflettere, proprio come un manifesto.


Look What You Made Me Do (Taylor’s Version) segue le Ancelle in un atto di ribellione contro il sistema patriarcale, rendendo la canzone simbolo di rivolta e riscatto. Le donne sono affamate. Vogliono essere libere e artefici della propria vita. Entrambe le opere narrano il desiderio di rivalsa.
Il fatto che una persona, artista e donna, influente come Taylor Swift usufruisca – letteralmente – della propria voce per ispirare milioni di persone in tutto il mondo merita particolare rispetto in un tempo così delicato riguardo al dialogo tra arte e politica, più indissolubili che mai. È una chiara denuncia sociale per rendere il pubblico sempre più consapevole.
La potenza del manifesto femminista
L’ennesima caccia alle streghe. Non è un caso che un’antenata di Atwood, Mary Webster, fosse considerata tale: era fiera di questa fama, poiché “la paura ispira più rispetto dell’ammirazione”, frase che fa comprendere molto delle opere di Atwood. Il romanzo Il racconto dell’Ancella è ispirato proprio a Mary Webster. Non stupisce che il libro sia proibito proprio in America, sebbene non narri nulla che non sia già stato fatto dagli uomini. L’unica colpa di Atwood e delle sue opere è mostrare ciò che si nasconde sotto il sistema patriarcale che ci domina.

“They’re burning all the witches even if you aren’t one” sono parole del brano I did something bad di Taylor Swift, anch’esso tratto dall’album dell’artista Reputation. D’altronde, tutta la scrittura è politica, e le parole di Atwood e Swift si fondono in un unico manifesto per denunciare una caccia alle streghe che non è mai davvero finita, ma cha ha solo mutato forma.

Volente o nolente, Swift ha raccolto l’eredità di Atwood e della ribellione. È un invito a capire cosa succede e comportarsi di conseguenza in un – non sottilissimo – riferimento alla realtà attuale. Musica e letteratura si uniscono – come abbiamo visto nell’articolo sulla resilienza letteraria – e possono cambiare la società.
Ci troviamo di fronte a un nuovo manifesto femminista: cultura e resistenza si uniscono nel disegno di un’unica bandiera e un inno, indistruttibili se si pensa alla copia a prova di fuoco del Racconto dell’Ancella conservata con cura e alle reincisioni degli album di Swift.
Entrambe le cose vogliono dire questo: le donne si rifiutano di sottomettersi a un sistema che le opprime, e di ciò rimarrà memoria, affinché il mondo sappia che cosa vuole e pensa chi lo abita. Le idee e l’arte non muoiono mai, così come non si possono silenziare le voci di chi desidera giustizia.

Riferimenti
Atwodd, M. Il racconto dell’Ancella. 2019. Ponte alle Grazie.
Morgana podcast. Episodio 1: Margaret Atwood.
Stahl, J. “President Donald Trump takes aim at Taylor Swift: ‘She’s no longer hot‘”. USA Today.
The Handmaid’s Tale. Episode 9 Opening Scene. 2017. Hulu.
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