Da poco si è conclusa su Rai 1 la trasmissione della serie tratta da Il conte di Montecristo, classico di Alexandre Dumas, padre apprezzato da generazioni di lettori, e ispirato alla figura di Pierre Picaud, calzolaio vittima delle stesse ingiustizie del conte che raggiunge la propria redenzione attraverso un percorso avvincente.

Il contesto: l’origine della vendetta
Nella Francia della Restaurazione, Edmond Dantés, che sta per sposare Mercedes, viene ingiustamente incarcerato nel Castello d’If per quindici anni, tempo in cui avrà modo di imparare tutto ciò che gli serve per attuare la sua vendetta.
Durante la sua prigionia, conosce l’abate Faria, uomo colto e intelligente che rivestirà una figura paterna e determinante per la vita di Edmond. Sarà infatti suo mentore e gli insegnerà tutto ciò che sa, lasciandogli l’inestimabile tesoro conservato sull’isola di Montecristo. Grazie a lui, Edmond passerà da essere ragazzo a uomo e conte.
Dote del protagonista è saper essere camaleontico. Per tutto il romanzo è perfettamente in grado di adattarsi a seconda delle sue necessità cambiando identità – assumendo, per esempio, il nome di Lord Wilmore per fare opere caritatevoli, di Sinbad il marinaio o dell’abate Busoni – e di sfruttare a pieno la sua intelligenza per raggiungere i suoi obiettivi, specialmente la vendetta nei confronti di Danglars, Villefort e Fernand, personaggi che incarnano reali stereotipi dell’epoca: l’ascesa della borghesia, l’accanimento per la detenzione della superiorità egemonica e la carriera. Dumas critica la società post-napoleonica, condannando la sete di potere che caratterizza la perdita dei valori morali. Edmond, invece, tornando con le vesti del conte di Montecristo, rappresenta la Provvidenza che punisce per il male inflitto al prossimo, ergendosi quindi a giustiziere operante per un’entità superiore a tutti.
Tutte le facce del conte
Nonostante la cupezza che caratterizza la narrazione, è viva una componente letteralmente carnevalesca: costumi, travestimenti, feste, richiami all’Oriente e al teatro. Il conte è come uno spirito, un angelo vendicativo dai molteplici volti altamente carismatico. Il fascino che costruisce attorno a sé è utile per abbagliare sia i lettori, sia le sue vittime, senza comunque mai tradire la sua natura benevola che presto manderà a chiamare il suo vero io e la sua umanità. Questo aspetto ricorda l’idea del doppio: angelo buono contro Lucifero, Metatron e divinità che da sola è in grado racchiudere pietà ma anche vendetta, vedendo e provvedendo.

Si giunge, infine, alla sua redenzione. Lo stesso Edmond rivaluta le sue azioni, arrivando a un pensiero più umano e misericordioso grazie all’amore dimostrato dalle persone a lui vicine, quelle che lo hanno compreso e hanno compreso la sua storia. È il perdono a donare la vera pace al protagonista di questo romanzo, arma in grado di aiutare a convivere coi propri demoni e fare pace coi traumi. Così, Edmond inizia una nuova vita a caccia di avventure, al fianco del suo nuovo amore, pur sempre rincorrendo la giustizia.
La redenzione
C’è chi crede che la vendetta del conte sia la stessa desiderata da Alexandre Dumas, egli stesso vittima della società dell’epoca. Certo è che l’immortale attualità di quest’opera ha fatto sì che prendessero vita altri prodotti ad essa ispirati, ad esempio il celebre graphic novel V per Vendetta – Il conte di Montecristo è infatti ispiratore del misterioso protagonista V –, e il romanzo autobiografico e poi film Sleepers – il protagonista, Lorenzo Carcaterra, viene condannato assieme ai suoi amici al riformatorio maschile Wilkinson dove, dopo la lettura di Dumas, pianificherà la vendetta contro gli abusi sessuali subiti per mano dei vigilanti.
Questo personaggio, celebre antieroe letterario, è in grado di appassionare chiunque sfiorandone la sensibilità già al primo contatto. Sforzi per una vita che promette tanto, cancellati da gelosie e invidie: è la capacità di Edmond di tornare con l’anima ferita e il coraggio di redimersi, per poi giungere a una pace interiore così profonda da renderlo un personaggio amabile e amato. Speranza e voglia di combattere, ma anche di desiderare la fine del logorante desiderio di sconfiggere chi è votato al danneggiamento altrui in nome di sentimenti più compassionevoli. Dumas ci ha donati di un protagonista estremamente umano che continua imperterrito ad insegnarci molto su di noi, sulla vita e sulla società, e l’abbiamo reso immortale riprendendo la sua storia in altre affini.
Questa storia racconta un lungo passaggio per arrivare all’accettazione e alla trasformazione della propria morale, e come ogni storia, ha qualcosa da lasciarci in eredità, forse per renderci più giusti, tolleranti e amorevoli, oppure per comprendere che è possibile perseguire la pace attraverso un viaggio di scoperta ed elaborazione, costruendo nuovi legami. C’è qualcosa per cui vale la pena (riprendere a) vivere.
Ho il cuore pieno di tre sentimenti con i quali non ci si annoia mai: la tristezza, l’amore e la riconoscenza.

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Zodiaco, I. (2022) #MattoniFrancesi – Il conte di Montecristo – Analisi e approfondimento, YouTube.
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