La Biblioteca di Alessandria rappresenta uno dei simboli più affascinanti dell’antichità: un luogo in cui la conoscenza universale venne raccolta, studiata e tramandata, nel tentativo di costruire un patrimonio intellettuale senza precedenti. Fondata nel III secolo a.C. sotto la dinastia dei Tolomei, divenne il centro nevralgico della cultura ellenistica, attirando studiosi da tutto il Mediterraneo.

La Biblioteca non fu un esclusivamente un deposito di testi ma un vero e proprio laboratorio di idee, dove filosofi, matematici e scienziati contribuirono a sviluppare discipline fondamentali per il sapere moderno. Tuttavia, la storia della sua fine resta tuttora avvolta nel mistero: distrutta da incendi, guerre e fanatismi, la Biblioteca scomparve progressivamente, lasciando dietro di sé il rimpianto di ciò che avrebbe ancora potuto offrire all’umanità.

Questo approfondimento si propone di ricostruire la sua storia, analizzare il suo funzionamento e riflettere sull’eredità che ancora oggi influenza il nostro modo di concepire la conoscenza.

Il sogno della conoscenza universale

Immaginate un luogo dove tutto il sapere del mondo antico è raccolto, studiato e custodito. Questo luogo è esistito davvero: la Biblioteca di Alessandria. Fondata nel III secolo a.C. dai Tolomei, sovrani dell’Egitto post-alessandrino, divenne un faro per cultura, scienza e filosofia. Il progetto incarnava perfettamente l’ideale greco della conoscenza come base del progresso e della civilizzazione.

L’obiettivo della Biblioteca non era solo quello di conservare, ma anche di diffondere e analizzare da un punto di vista critico le opere. Gli studiosi che vi lavoravano non si limitavano a catalogare testi, ma li studiavano, li confrontavano e li commentavano, ponendo così le basi per molte delle discipline scientifiche moderne.

L’iniziativa dei Tolomei

Dopo la morte di Alessandro Magno nel 323 a.C., i suoi generali si spartirono l’Impero, e Tolomeo I Sotère si assicurò l’Egitto, fondando una dinastia che avrebbe governato per tre secoli. Tolomeo e i suoi successori ambivano a fare di Alessandria il fulcro della cultura e della scienza dell’epoca.

La Biblioteca faceva parte del più ampio complesso del Museo di Alessandria, un’istituzione simile a una moderna università, un centro di ricerca dove studiosi di varie discipline potevano lavorare in condizioni ideali. Il Museo offriva alloggi, stipendi e accesso ai testi raccolti nella biblioteca, creando così un ambiente stimolante per la ricerca e l’innovazione.

Per arricchire la collezione, i Tolomei misero in atto strategie piuttosto aggressive di raccolta dei testi. Ogni nave che attraccava al porto di Alessandria veniva perquisita e ogni manoscritto trovato a bordo veniva copiato. Gli originali venivano talvolta trattenuti, mentre ai proprietari veniva restituita la copia.

I Tolomei acquisirono testi anche da altre biblioteche e accademie, molto spesso pagandoli a peso d’oro. Tra i testi più preziosi si dice vi fossero gli originali delle opere di Omero, i quali vennero collocati nella sezione più sicura e protetta della Biblioteca.

Il metodo di catalogazione e i suoi pionieri

Uno degli aspetti più rivoluzionari della Biblioteca di Alessandria fu l’introduzione di un sistema di catalogazione avanzato, sviluppato da Callimaco di Cirene, poeta, filologo e bibliotecario. Egli creò i Pinakes, una sorta di catalogo bibliografico organizzato in generi e autori, con informazioni dettagliate su ogni opera. Questo sistema influenzò profondamente la successiva organizzazione delle biblioteche in epoca romana e medievale.

Oltre ad essere un centro di conservazione del sapere, la Biblioteca fu un luogo di grande fermento intellettuale. Tra gli studiosi più illustri che vi operarono vi furono:

  • Eratostene di Cirene (276-194 a.C.), che calcolò la circonferenza terrestre con sorprendente precisione.
  • Archimede di Siracusa (287-212 a.C.), che vi studiò e scrisse alcune delle sue più importanti opere matematiche.
  • Ipazia di Alessandria (350-415 d.C.), una delle prime donne matematiche e astronome, che insegnò e contribuì alla diffusione del pensiero neoplatonico.

Il tramonto di un faro del sapere

Contrariamente alle credenze popolari secondo cui la Biblioteca di Alessandria venne distrutta durante un incendio catastrofico, è probabile che il suo declino sia stato invece graduale, a causa di una serie di eventi che si susseguirono nel tempo. Le principali teorie sulla sua scomparsa includono:

  • Incendio di Giulio Cesare (48 a.C.): durante l’assedio di Alessandria, le navi romane incendiarono parte della città e, secondo alcune fonti, le fiamme raggiunsero la Biblioteca. Tuttavia, la distruzione non fu totale.
  • Sacco di Alessandria da parte di Aureliano (273 d.C.): l’imperatore romano Aureliano distrusse gran parte della città durante una guerra civile, probabilmente danneggiando la Biblioteca e il Museo.
  • Editto di Teodosio (391 d.C.): Con la conversione dell’Impero Romano al cristianesimo, molti testi pagani vennero distrutti e il Serapeo, che ospitava una parte della collezione, fu demolito.
  • Conquista araba (642 d.C.): Secondo la tradizione, il califfo Omar ibn al-Khattab ordinò la distruzione dei libri, ma questa versione è considerata poco affidabile dagli storici moderni.

La perdita della Biblioteca di Alessandria rappresentò un colpo devastante per il patrimonio culturale dell’umanità. Con essa scomparvero innumerevoli opere di filosofia, storia, scienza e letteratura, alcune delle quali non furono mai più recuperate. L’assenza di questi testi influenzò il corso della conoscenza per secoli, rendendo il Medioevo un’epoca zero, durante la quale molte nozioni scientifiche dovettero essere riscoperte.

L’eredità

Nonostante la sua distruzione, la Biblioteca di Alessandria lasciò un’eredità indelebile. Il suo modello di raccolta e conservazione del sapere influenzò le biblioteche medievali e rinascimentali, nonché la nascita delle moderne accademie scientifiche.

Oggi, la sua memoria è stata rinnovata con la creazione della Bibliotheca Alexandrina, inaugurata nel 2002 in Egitto, con l’obiettivo di ricreare – perlomeno simbolicamente – il grande centro del sapere perduto. La nuova biblioteca ospita milioni di volumi, archivi digitali e programmi di ricerca, garantendo vita eterna alla missione di divulgazione della conoscenza universale.

Il sapere come impulso insopprimibile

La Biblioteca di Alessandria rappresenta il più grande tentativo dell’antichità di raccogliere e organizzare il sapere umano. La sua storia ci insegna quanto il patrimonio culturale sia fragile e quanto risulti necessario proteggerlo e valorizzarlo. Se il sapere è il fondamento della civiltà, allora la perdita di conoscenza non è che la più grande minaccia per il progresso umano.

Tuttavia, ogni biblioteca, archivio o università moderna, in un certo senso, ha indirettamente o meno ereditato quel sogno ambizioso che prevede il raccoglimento parsimonioso e la condivisione della conoscenza con il mondo intero. La sua eredità ci ricorda che, nonostante le avversità, il desiderio di sapere e di tramandare il sapere resta un impulso insopprimibile dell’umanità stessa.

RIFERIMENTI

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Berti, M. Alessandria e la sua Biblioteca: miti e realtà. 2012. Edizioni dell’Orso.

Canfora, L. La Biblioteca scomparsa. 1990. Laterza.

Casson, L. Libraries in the Ancient World. 2001. Yale University Press.